Sempre più diocesi stanno abolendo madrine e padrini dai sacramenti, per quale ragione capita: la spiegazione del Vescovo.
La nascita di un bambino è sempre un evento meraviglioso, in grado di portare gioia non solo ai genitori ma anche a tutti quei familiari e amici che tengono alla coppia e che con il tempo impareranno ad amare anche il piccolo nato dal loro amore. Uno dei primi passi che una coppia di neo genitori compie quando nasce un figlio – almeno qui in Italia – è quello di portarlo nella parrocchia in cui si è cresciuti spiritualmente per farlo battezzare.
Si tratta di un rito sociale, ma anche e soprattutto di un sacramento religioso che indica una precisa impostazione di vita da parte della famiglia, un indirizzo che si vuole dare al figlio. Spesso però questo sacramento viene preso alla leggera, come se si trattasse di un’occasione mondana, un momento conviviale spogliato della sua sacralità.
Per tale ragione sempre più diocesi stanno decidendo di destituire la figura del padrino e della madrina. Come capita infatti durante i matrimoni con i testimoni, anche in occasione dei battesimi si sceglie la persona a cui affidare il ruolo di madrina o padrino in base all’amicizia o alla convenienza.
Appare evidente che tale consuetudine non sia accettabile dalla Chiesa, visto che il battesimo è un sacramento che introduce alla vita cattolica del bambino, dunque l’inizio di un percorso che rispetti i dettami della religione, motivo per cui sia i genitori che i padrini e le madrine si devono prendere l’onere e onore di accompagnare e sostenere il battezzato lungo questo percorso.
La questione è stata discussa sul settimanale ‘Nuovo’ da una lettrice di Massa Carrara che si lamentava con il Vescovo di Ascoli Piceno Giovanni d’Ercole della decisione dell’Arcivescovo di Massa- Carrara di eliminare la figura del padrino e della madrina dal battesimo per 3 anni. Questa decisione ha impedito a lei, fervente e praticante cattolica, di fare da madrina al nipote appena nato, una cosa che non le sembra corretto.
La lettrice della rubrica “Questioni di fede” curata da Giovanni d’Ercole, sostiene infatti che sebbene si trovi d’accordo con la decisione di non concedere il ruolo a chi non è credente o praticante non sia giusto che lo stesso metro venga applicato anche per chi invece segue fedelmente i dettami della Chiesa.
In risposta a questa posizione, il Vescovo di Ascoli Piceno spiega che la decisione di sospendere queste figure è stata presa dopo attenta riflessione sulla società moderna, allo scopo di focalizzare l’attenzione della comunità sull’importanza del sacramento e su quanto la secolarizzazione abbia fatto perdere la percezione del suo vero significato.
La speranza dell’Arcivescovo di Massa-Carrara e della Chiesa tutta, secondo d’Ercole, è che simili prese di posizione possano permettere alle varie diocesi di formare in futuro dei padrini e delle madrine che siano consapevoli del ruolo che vanno ad assumere e dunque siano maggiormente preparati a svolgerlo in maniera corretta.
Infine, cercando di tranquillizzare la lettrice, le consiglia di parlare con il parroco della sua parrocchia per poter assumere in futuro il ruolo di madrina per la cresima del nipote, certo che tale volontà e tale desiderio di essere insegnante del piccolo possa fare piacere al sacerdote.
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