Gli incentivi alla natalità e alle mamme lavoratrici si rivelano insufficienti, perché gli asili nido pubblici restano vuoti.
In Italia ormai è emergenza nascite, e il Governo Melone non ne fa un mistero. Se però i giovani e chi è in età riproduttiva non fa figli, qualche motivo deve pur esserci, e non si può dare la colpa solamente a un fenomeno culturale.
Anche senza essere esperti, si può intuire facilmente come mai le coppie non facciano figli. Il lavoro non è assicurato e i giovani (ma anche chi ha qualche anno in più) sono sempre più precari. Il costo della vita aumenta di giorno in giorno e anche chi ha un lavoro “fisso” riesce con difficoltà ad arrivare a fine mese.
Le incertezze su guerre ed emergenze sanitarie che si susseguono senza sosta (e i cui scenari futuri sembrano ancora peggio) non incentivano sicuramente a mettere al mondo dei figli. E scendendo un po’ più nel particolare si scopre che, semplicemente, le difficoltà economiche nella crescita della prole si verificano già nei primi anni della loro vita.
In Italia la situazione degli asili nido è semplicemente drammatica. Da una parte ci sono sempre meno posti e dall’altra quei pochi disponibili sono troppo costosi. Parliamo degli asili pubblici, le cui rette arrivano in media sui 500 euro al mese, una cifra che com’è comprensibile grava moltissimo sulle famiglie. Andando sul privato, com’è immaginabile, i prezzi diventano ancora di più inaccessibili.
Le misure a favore delle mamme lavoratrici non bastano: in primis perché sono riservate solamente a chi ha un contratto a tempo indeterminato e poi questo bonus durerà solamente un anno, a patto che non si metta al mondo il terzo figlio entro il 2026.
Chi ha un ISEE basso può contare su degli sconti, ma le cifre divulgate da Altroconsumo sono impietose. Sono state analizzate le rette di 285 asili nido in 8 città (Milano, Roma, Torino, Firenze, Bologna, Genova, Napoli e Palermo):
Col PNNR l’Italia si era impegnata a realizzare 150 mila nuovi posti nei nidi, dovevano essere 100 mila in più, ma il Governo ha fatto dietrofront perché, come al solito “non ci sono risorse”, e anche perché l’UE non ha approvato i progetti. Con questi numeri da capogiro inerenti il costo di un asilo nido e con tutti gli altri problemi, è chiaro il motivo per cui le famiglie non mettono più al mondo dei figli. O, se lo fanno, si trovano a dover vivere a suon di bonus e “regali” del Governo di turno.
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